Faggio (Fagus sylvatica L.)

Fam.: Fagaceae

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Albero che può raggiungere i 10-30 m di altezza, cespuglioso alle quote maggiori.
Ha un portamento slanciato, fogliame leggero e ampio in chioma non troppo folta; ha radici sviluppate in superficie; il tronco è alto e sottile quanto più il bosco è fitto.


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La corteccia del tronco è grigio-scura, compatta; nei rami di 1-3 anni è bruna, lucida, glabra con lenticelle puntiformi grigie.


 
 
 
 
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Le gemme sono di forma acuta, larghe 2,5 mm e lunghe 10 mm, di colore bruno chiaro, su brachiblasti corti di 1-2 cm a corteccia anellata e pubescenti.






Le foglie hanno un picciolo di 10-15 mm e lamina ellittica (40 x 70 mm), con base arrotondata ed un po' asimmetrica; la punta è ottusa; il margine fogliare è quasi intero o ottusamente crenato; la faccia superiore è glabra e lucida, quella inferiore ha ciuffi di peli rossastri agli angoli fra le nervature.  
Fiori: amenti maschili pendenti, lunghi 1,5-2 cm con lungo peduncolo; amenti femminili a due a due, eretti e con breve peduncolo.

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Il frutto è una nucula rossastra di 8x20 mm, completamente chiusa in una cupola legnosa a 4-5 valve con deboli aculei erbacei incurvati o patenti.

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Fioritura a maggio.
Specie centro-europea.
Sulle Alpi ha sviluppo ottimale tra i 600 e i 1000 m; in Appennino tra 1000 e 1700 m; nel Gargano e in Penisola Sorrentina tra 600 e 800 m.
Assente nella pianura padana e nella fascia mediterranea.
È specie mesofila, che ama un clima persistentemente umido, senza oscillazioni termiche molto marcate: la temperatura media annua ideale è tra +6 e +10°C, la temperatura media del mese più freddo non inferiore a -4°C e quella del mese più caldo non superiore ai +21°C; la pioggia dovrebbe essere di circa 1000mm/anno con buona distribuzione nelle stagioni.
Non tollera i geli primaverili, le forti insolazioni e la secchezza dell'aria soprattutto in estate.
Predilige i pendii non troppo caldi, né troppo freddi, rivolti a sud-est con suolo fresco e profondo.
Il faggio cresce bene nelle valli in cui si addensano abitualmente nubi e nebbie; è assente nelle valli dove soffiano frequentemente venti caldi e asciutti.
Più il bosco di faggi è fitto più il sottobosco è scarso con erbe rade e muschi; dove sono più radure il sottobosco si arricchisce di arbusti e altre specie arboree, quali l'abete bianco, il tasso, gli aceri, il cappello del prete (Evonymus latifolius), il carpino nero.
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Nelle aree centro europee, in ambito alpino, dove la vegetazione è da lungo tempo indisturbata e il suolo presenta uno spesso strato di humus su terra bruna decalcificata e piuttosto acida, si è sviluppato appieno e stabilizzato il bosco di faggio con le sue specie tipiche nel sottobosco. Si parla in questo caso di Climax del Fagion silvaticae”.
Nella storia della flora europea il faggio occupa un posto rilevante: infatti ci sono tracce di una sua più vasta occupazione nei millenni passati. I pochi esemplari di faggio rimasti in pianura, allo sbocco delle valli alpine, a minime altitudini, indicano una diffusione più ampia nel passato durante fasi di espansione dovute ad oscillazioni climatiche in senso oceanico. Altra prova della passata presenza del faggio viene dagli abbondanti resti di polline rinvenuti in strati specifici delle torbiere, corrispondenti a periodi postglaciali detti subatlantici.
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